Castello di Ama

Vino e Arte, percezione dei sensi e bellezza. Cultura di oggi radicata sulla tradizione e sul territorio. Il Castello di Ama, antico borgo tra le colline del Chianti e prestigiosa cantina vinicola toscana, dal 2000 è diventato sede permanente di installazioni artistiche con il progetto “Castello di Ama per l’Arte Contemporanea”. Un percorso di progettazione, realizzazione e acquisizione di opere d’arte, firmate da importanti nomi della scena internazionale. Un’iniziativa di Marco Pallanti e Lorenza Sebasti, appassionati di arte e vino che, oltre a gestire l’azienda vinicola, ogni anno arricchiscono il piccolo borgo con una nuova creazione, nata e pensata in relazione alle atmosfere, le tradizioni, gli spazi del luogo antico e straordinario.castello-di-ama

Tra gli abitanti di Ama e il luogo si è stabilito un rapporto di reciproco dono. Da una parte, Lorenza Sebasti e Marco Pallanti ne spremono il succo divino, carezzando e stimolando la terra a fare il suo dovere di madre, ma dall’altra, con pari generosità e costanza, danno all’arte la possibilità di mettere radici. La storia d’arte di Ama, che ha il suo riferimento essenziale nella cura dei vigneti, di ogni singola parcella di terreno, prende forma con le opere di Michelangelo Pistoletto, di Daniel Buren, di Giulio Paolini, di Kendell Geers, di Anish Kapoor, di Chen Zhen, di Carlos Garaicoa, di Nedko Solakov di Cristina Iglesias di Louise Bourgeois, di Ilya&Emilia Kabakov e di Pascale Marthine Tayou.

 TERRA, ARIA, ACQUA, FUOCO

Radici d’arte contemporanea, installazioni che, di anno in anno, entrano in comunione con l’organismo complesso delle due ville settecentesche e con il vasto teatro delle colline, dialogando con il genius del Chianti. Non è difficile scorgere un legame simbolico tra le opere e il luogo e tra ognuna di esse. L’albero di Ama di Pistoletto, un albero percorso all’interno da un gioco di specchi che amplifica e converte la luce sotterranea; il muro di finestre e di specchi di Buren a cui lo spettatore di Ama si avvicina, scrutando involontariamente i propri movimenti e liberando l’eccesso di ego nella contemplazione degli uliveti e dei vigneti sottostanti; l’opera di Paolini che in una stanza che affaccia su un grande terrazzo ha smontato la rabbia della pietra frantumata in schegge affilate sotto l’effetto di un nuovo, volontario caos.1422507_10201916766674230_443254958_n

 UN SEGO NEL TEMPO

E ancora la scritta al neon di Geers, dove le lettere cambiano alchemicamente posto; l’opera di Kapoor, un’ostia rosso sangue di pura luce, posta nel pavimento in ferro della chiesetta di Ama; le forme organiche di Chen Zhen che riflettono gli aspetti positivi e negativi del mondo che ci circonda: si tratta di trecento ex voto in cristallo, organi del corpo umano che fluttuano sulle teste dei visitatori. Ma esiste, forse, una relazione più ellittica con il senso dell’opera che si svolge, giornalmente, ad Ama. È probabile che lo splendore del vino, la sua magnifica forza persuasiva e lenitiva, raccolta in un bicchiere e consumata in un breve atto di bellezza e di piacere, abbia bisogno di un confronto con la storia, di un gesto d’amore, destinato alla durata, a lasciare un segno nel tempo e per il tempo. Sta tutta qui, la decisione impegnativa di volere solo opere “in situ” e, di conseguenza, non trasportabili, non alienabili.

L’Azienda

amaNel 1972, per volontà di quattro famiglie innamorate del Chianti, nasce ad Ama un’azienda che diverrà presto un modello per tutta la zona. Posizionati tra i comuni di Gaiole e Radda, ad una altitudine media di circa 450 m s.l.m., con Siena all’orizzonte, si estendono i 250 ettari di proprietà. I vigneti, che ricoprono 90 ettari di superficie, si intersecano con i 40 ettari di oliveto in una sapiente armonia che fa della qualità la propria ragione di esistere. L’azienda è condotta da Lorenza Sebasti saldamente affiancata dall’enologo Marco Pallanti. Tutti i vini, prodotti esclusivamente dalle uve provenienti dai vigneti aziendali, sono caratterizzati da un proprio stile. In particolare il “Castello di Ama” rappresenta un Chianti Classico che ha nell’austerità, nell’eleganza e nella ricchezza i propri tratti paradigmatici .

Il primo passo per produrre dei vini di qualità è stato lo studio delle caratteristiche di ciascuna varietà nei diversi vigneti. La maggior parte di essi era stata impiantata nel periodo compreso tra il 1964 – 1978. Successivamente, nel 1984, furono impiantati ulteriori 7 ettari e nel triennio 1997 – 2000 altri 15 ettari con i nuovi cloni di Sangiovese, arrivando così ad una superficie totale di 90 ettari.
Purtroppo non tutto il Sangiovese dei vecchi impianti era posizionato in zone elette ed il reinnesto di alcune parcelle, operato tra il 1982 ed il 1987, con varietà più idonee, ha permesso di innalzare rapidamente il livello qualitativo di tutti i vini. L’individuazione delle migliori zone e la vinificazione separata dei diversi Sangioves

Barriques usate dall’Azienda
Legno francese, 40% nuovo, 60% 2-3- anni invecchiamento
Sansaud – Vicard – Seguin Mourau – Taransand France – Francois Freres – Dangaud e Jangle

fonte: abfly, aiscremona

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