Azienda Agricola Angelucci, Castiglione a Casauria

All’opera (nonchè manodopera) della famiglia Angelucci l’Abruzzo deve l’esistenza ancora oggi di uno dei suoi più antici vitigni: il Moscatello, la cui coltivazione risale al 1600. Il padrone di casa Antonio Angelucci, racconta del recupero di questo vino come di un vero e proprio atto d’amore verso la propria terra, «il modo più naturale per salvaguardare le origini contadine della nostra famiglia». Piatto: pecorino e gelatina di Moscatello


L’AZIENDA

ANGELUCCI & FRIENDS

La famiglia Angelucci è nota sul territorio anche per l’attività sociale.

E’ attiva da diversi anni nei confronti di Telethon per la ricerca scientifica sulle malattie genetiche, dell’Avis, della Fondazione Abo per lo sviluppo progetti di ricerca contro il cancro, dell’Associazione Gruppo di solidarietà Onlus di Pescara.

Nello sport, Angelucci da oltre dieci anni è tra i principali sponsor della manifestazione ciclistica “Trofeo OMA – Categoria giovanissimi” (A.S.D. Torrese) che si svolge a Torre de’ Passeri, e anni è tra i più impegnati a sostenere la Torre Spes, la squadra locale di basket che partecipa al campionato nazionale maschile serie B Dilettanti e la Torrese Calcio che milita nel campionato di I categoria. Di recente ha fatto il suo ingresso nella Delfino Pescara 1936, neo promossa nel campionato nazionale serie B di calcio.

In virtù dell’attenzione e della passione nei confronti dell’arte la famiglia Angelucci è uno dei main sponsor della mostra “Futurismo: dinamismo e colore”, organizzata dal Comune di Pescara e da Rizziero Arte nelle sale del Museo d’arte moderna “Vittoria Colonna” di Pescara dal 22 luglio al 7 novembre 2010. Per l’occasione l’azienda ha prodotto un Montepulciano d’Abruzzo Cerasuolo in serie limitata di 2 mila bottiglie, con etichetta e retro dedicata alla mostra, raffigurante l’opera di Fortunato Depero “Gara ippica tra le nubi” del 1924. Le raffinate bottiglie, già oggetto di richiesta da parte di numerosi collezionisti, sono in vendita esclusivamente nel bookshop del museo, direttamente presso l’azienda e in alcuni selezionati ristoranti della zona.


TERRITORIO

Situata all’ingresso est delle famose “Gole di tre Monti”, l’area casauriense è famosa sin dall’antichità anche per le sue particolari condizioni pedo-climatiche, caratterizzate da terreni mediamente sciolti, dal notevole sbalzo tra le elevate temperature del giorno e quelle più fresche della notte e soprattutto dalla continua presenza di vento.

Il “pescarino” come lo chiamano da queste parti, spingendo con diversa intensità, ora più dolce ora più impetuoso, s’insinua infatti tra le Gole che il fiume Pescara, il più lungo d’Abruzzo (152 km) e il maggiore per estensione di bacino tra quelli a sud del Reno, ha scavato tra le rocce calcaree.

Qui, dunque, l’escursione termica notturna e la particolare ventilazione consentono ai vigneti non solo di “respirare” dopo aver accumulato il calore del sole fino al tramonto, ma anche di mantenere le uve sempre asciutte e al riparo di umidità, creando così le condizioni favorevoli per la lunga maturazione e per il tradizionale appassimento delle uve sulla pianta.

Passaggio obbligato tra le zone montane e il mare dell’Abruzzo, questa zona ha sempre rivestito un ruolo strategico dal punto di vista economico e sociale in ogni epoca. Accanto al fiume vi scorreva uno dei principali tratturi che da L’Aquila conducevano le greggi verso l’Adriatico, diventata un’importante via di comunicazione per quanti commerciavano con l’Oriente e per i viandanti diretti al Santo Sepolcro di Gerusalemme, poi affiancata dall’antico tracciato della via Tiburtina Valeria e oggi dall’autostrada A25 che collega Roma a Pescara in meno di due ore di automobile.

Sulla strada che conduce alla cantina, si erge la straordinaria Abbazia di S. Clemente a Casauria, uno dei monumenti più visitati dell’intero Abruzzo, un particolare della quale è richiamato sull’etichetta del Moscatello. Voluta e protetta dall’imperatore d’Italia Ludovico II dall’anno 871, per molto tempo fu ritenuta prezioso avamposto del dominio franco nell’Italia meridionale, tanto che la sua influenza culturale e la sua giurisdizione economica le consentirono di essere equiparata per importanza all’Abbazia di S. Vincenzo al Volturno e a quella di Montecassino.

Oltre a castelli, chiese ed eremi di straordinaria suggestione, la media valle del Pescara offre un paesaggio davvero affascinante anche dal punto di vista naturalistico, con una vegetazione prevalentemente boschiva, habitat naturale per la fauna tipica del luogo, come il lupo appenninico, il cinghiale, l’aquila reale e il falco pellegrino, dei quali è facile trovare traccia nei vigneti.


 

VITIGNO

 

E’ un clone di moscato originale e poco produttivo, dotato di un grappolo di peso medio-basso, non eccessivamente compatto e con acino medio piccolo, che raggiunge naturalmente un elevato grado di maturazione.

Il “biotipo Casauriense” è il frutto del lavoro svolto dall’Agenzia regionale per i servizi di sviluppo agricolo della Regione Abruzzo in collaborazione con il Crivea Abruzzo e con le Università di Foggia e di Bari, in virtù dell’opera di sensibilizzazione avviata dal Consorzio di Tutela e proseguita dalla famiglia Angelucci, supportati alla preziosa documentazione storica dello studioso Antonio Alfredo Varrasso.

Questo impegno congiunto, ha portato al riconoscimento del clone codificato come Uba-Ra-Mo 16 da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali, e ha scongiurato il rischio di estinzione per quello che è considerato non solo un patrimonio della viticoltura nazionale ma anche un importante simbolo di un’identità sociale e di conservazione delle antiche tradizioni produttive.

La produzione di Moscatello di Castiglione può farsi risalire sicuramente dalla metà del 1600, come risulta da numerosi documenti del XVIII secolo. La prima testimonianza è rintracciabile nel Libro degli affitti, case e vigne, adoa dell’Illustrissima Camera Baronale di Castiglione alla Pescara del 1747 dove si riporta che tali Pietro Cristallini e Gesmino Gesmini pagavano l’affitto “per il Moscatello alle Coste di San Felice”.

In maniera più incisiva Filippo Fasulo di Napoli, impegnato a valutare a fini essenzialmente fiscali e nell’interesse statale, il feudo della famiglia de Petris-Fraggianni situato in Castiglione alla Pescara (diventata Castiglione a Casauria nel 1863), scrive nel 1766 che “Vi è in tempo di estate la vendita di moltissimi frutti gentili ed un Moscatello di buonissima qualità, che si trasporta fino all’Aquila, donde ne riportano una considerevole somma di denaro ogni anno”.

Notazioni analoghe, rinvenute anche in atti notarili, si ripetono negli anni immediatamente successivi e consentono di individuare altre zone di produzione e il loro pregio – Coste di San Felice, Costa delle Forche, Vicennola, Fornaca – ma anche l’importanza economica che questo vino riveste per il territorio, almeno fino ai primi venti anni del 1900, quando fu abbandonato a causa della fillossera e del fenomeno della forte emigrazione all’estero di molti abitanti delle zone interne dell’Abruzzo.

Il Moscatello è rimasto conservato per tutto il 1900 solo in piccolissimi appezzamenti non professionali, destinati al consumo familiare, particolarmente in occasione della festa del patrono S. Biagio, ma la mancanza di interventi tecnici ne avevano quasi definitivamente depauperato il suo valore.


VIGNETI E CANTINA

I vigneti dell’azienda agricola Angelucci sono situati in un contesto unico, all’interno dei comuni di Castiglione a Casauria e di Tocco da Casauria, due antichi borghi perfettamente conservati che rientrano rispettivamente nei territori del Parco nazionale del Gran Sasso e del Parco nazionale della Maiella.

Il “biotipo casauriense” di Moscatello è oggi coltivato (accanto a piccole quote di Montepulciano e di Pecorino, altri due vitigni storici dell’Abruzzo) in circa trenta ettari tra le contrade Coste San Felice e Colle delle Forche di Castiglione a Casauria e Vicenne di Tocco da Casauria, a un’altitudine variabile tra 250 a 350 metri sul livello del mare. I terreni sono di medio impasto argilloso-calcareo, esposti a sud-sud est con parte dei quali realizzati dopo una straordinaria opera di terrazzamento che la famiglia Angelucci ha realizzato sui ripidi pendii collinari della parte più alta della tenuta.

In virtù delle particolari condizioni micro-climatiche della zona, le operazioni agronomiche, così come quelle enologiche, prevedono l’utilizzo di metodi di lavorazione a bassissimo impatto, dalla concimazione organica dei terreni alla lotta integrata per la difesa fitosanitaria. Collaboratori tecnici dell’azienda sono l’agronomo Romano D’Amario e l’enologo Donato Di Tommaso.

L’arrivo della vendemmia per la famiglia Angelucci è considerato un vero e proprio rito che comincia dalla metà agosto con la verifica della maturazione dell’uva nelle diverse ubicazioni dei vigneti, prosegue con l’opera di schiacciamento manuale del picciolo per avviare il periodo di appassimento sulla pianta nell’ultima decade del mese.

La vendemmia vera e propria comincia dopo circa 10/15 giorni di appassimento, generalmente intorno alla prima metà di settembre, nelle prime ore del mattino, con la delicata raccolta manuale dei grappoli per passaggi giornalieri successivi a seconda del grado di appassimento, deposti in cassette da 3/5 kg., con una resa di uva che non supera 80 quintali per ettaro e una resa in vino di circa il 40%.

In base alla posizione, alla diversa età dei vigneti e della maturità dei grappoli registrata prima dell’appassimento, l’uva viene portata in cantina per un’ulteriore selezione qualitativa per poi essere destinata a due differenti tipologie di vinificazione.

Si tratta di una metodologia di lavorazione molto particolare, studiata dai tecnici dell’azienda per conservare ed esaltare le caratteristiche del vitigno: una parte delle uve viene pressata in atmosfera inerte (con azoto) affinché siano preservate le sostanze aromatiche e la fragranza tipiche del vitigno. Il mosto ottenuto è decantato e avviato alla fermentazione a temperatura controllata tra 15 e 16 °C con lieviti selezionati.
L’altra parte delle uve è sottoposta a macerazione pellicolare pre-fermentativa, ossia a contatto con le bucce per 24-48 ore a circa 8 °C, quindi leggermente pressata e avviata alla fermentazione, fino ad ottenere il tenore di zuccheri voluto. Il vino è poi travasato e affinato per circa 6 mesi in acciaio.

Nella cantina, costruita su tre livelli con vista sui vigneti e sulla Val Pescara, continua la sperimentazione anche per valutare i risultati della fermentazione o della maturazione del Moscatello di Castiglione nelle botti e nelle barrique.

Fonte: angelucci, vanityfair

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