“Cantine aperte non solo per un fine settimana, ma tutti i giorni per offrire programmi ed esperienze a tutti, non solo agli esperti, ma anche alle famiglie, agli amici, ai curiosi. E sempre più nel segno della sostenibilità, della creazione di rapporti, dell’investitura di “ambasciatori“ del nostro mondo”. E’ ambizioso il programma che in occasione del trentennale di Cantine Aperte, la prima e più duratura iniziativa, lancia la presidente del Movimento Turismo del Vino della Toscana, Violante Gardini Cinelli Colombini.
Trent’anni, un bel successo.
“Sicuramente. Quando mia mamma fondò il Movimento e per la prima volta in Toscana un piccolo gruppo di cantine aprì alle visite era rarissimo trovarne. Oggi la situazione è completamente diversa, cominciava a diventare riduttivo pensare a un semplice evento per un fine settimana perché le cantine sono aperte tutti i giorni per garantire esperienze non solo agli esperti ma a tutti, a chi vuole saperne di più dei nostri vini immersi in un territorio favoloso”.
Ma intanto ecco l’evento.
“Sì ma non sarà più la solita passeggiata tra le botti con degustazione di due vini, è un cliché passato, ora le nostre cantine puntano sul far vivere esperienze. Non a caso la partecipazione è ampia e qualificata, ha un panorama internazionale con programmi in due lingue, ci si aspetta una grandissima affluenza. Però è diverso dal passato, dai tempi degli eventi di massa, ora si mira a un programma su prenotazione, gruppi piccoli più particolari, dove si creano anche degli ambasciatori. E le cantine devono restare in contatto, dialogare, capire che cosa vuole non solo chi viene da vicino ma anche gli stranieri: già ad aprile abbiamo fatto numeri alti, migliori del pre-pandemia, ora a maggio ancora meglio”.
Qual è il leit motiv del 2023?
“Utilizzare Cantine Aperte come anteprima per lanciare programmi nuovi, le cantine ne pensano di innovativi ogni anno anche per dare esperienze diverse a chi già le conosce”.
C’è spazio anche per le api…
“Assolutamente, sono protagoniste importanti della sostenibilità perché aiutano a tenere il grappolo pulito. E poi abbiamo soci che fanno vino e miele, certo non sono esperienze facili da offrire al turista perché l’ape ha bisogno di cura particolare ma fanno parte della sostenibilità in vigna, infatti “visite in cantina“ è termine sbagliato perché il vino si fa in vigna, da qui i programmi di trekking, le cacce al tesoro, i picnic…”.
A proposito di sostenibilità: avete firmato un accordo con la compagnia di trasporto pubblico della Toscana.
“Sì, è stato appena firmato. Del resto, tanti si spostano con i mezzi pubblici: Firenze è un motore enorme, tante persone arrivano lì e preferiscono spostarsi in bus. E poi, cresciuta la possibilità di spedire i vini, è bene aprire sempre più a chi sceglie mobilità alternative”.
E c’è anche una playlist musicale dedicata a questi utenti.
“E’ simpatica, composta di canzoni che contengono nei testi “vino“, “vendemmia“ e altro. E non solo. Abbiamo pensato anche a un altro regalino. A chi alla prenotazione dichiara di arrivare in bus, offriamo un assaggio in più oltre quelli prenotati. E c’è l’invito alle cantine a un occhio di riguardo, portare il turista a vedere una stanza che di solito è chiusa, farlo salutare dal titolare o dall’agronomo. Insomma, una piccola coccola in più”.
Ma è cambiato, l’enoturista?
“Sì. Oggi ci sono tantissimi giovani, e non improvvisati: arrivano preparati, tantissimi frequentano corsi da sommelier, vengono e fanno domande, sono attenti. E poi le donne: i dati parlano, sono loro a scegliere la cantina da visitare”.
Che cosa cercano più di prima? E che cosa ci abbinano?
“Un’esperienza diversa, qualcosa che non si può trovare dappertutto. Quando la mamma mi consigliò di andare in giro per vedere cantine, cominciai dalla Napa Valley, in California, dove ci sono anche tanti produttori italiani: loro sono fortissimi per i wine club e per l’enoturismo. Ho visto che si doveva ascoltare e offrire di più, coniugare sport e sostenibilità, installare pannelli solari e colonnine di ricarica per bici e auto elettriche, organizzare corsi di yoga e meditazione davanti alle vigne… Quanto agli abbinamenti, c’è di tutto: terme, sport, prima di tutto il cibo. E poi l’arte, ovvio”.
Nelle aziende è cresciuta la consapevolezza?
“Assolutamente. C’è il desiderio di ascoltare chi si ha davanti, di avere una struttura che dia la possibilità di vendere bene, spedire, accogliere diversi target di turisti, dalle coppie agli amici alle famiglie. Certo, chi è più strutturato, per esempio con il ristorante, ha più chance”.
Qualche chicca di questo programma?
“Tante all’aria aperta, speriamo che il tempo regga. La vigna è regina tra picnic, Yoga, trekking, poi verticali in cantina, apertura di super-bottiglie, arte… Di tutto di più, da Pisa a Montalcino la Toscana è tutta cultura”.