Andy Warhol – forever. La “pop art” invade Arezzo

Ad Arezzo continua il ciclo delle grandi personali presso la Galleria Comunale di Arte Contemporanea in Piazza San Francesco; dopo l’opera di Lucio Fontana, Mario Schifano, Giuseppe Chiari, Sergio Fermariello, Sandro Chia, Luigi Ghirri, Jacques Villeglé, Giuseppe Spagnulo e Pino Pinelli, ecco quella di Andy Warhol. La mostra, dal 28 marzo al 10 maggio, inaugurazione sabato 28 alle 18, è a cura di Fabio Migliorati e Romano Boriosi, e si basa sulla collaborazione con Gianfranco Rosini.

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L’assessore alla cultura del Comune di Arezzo, Pasquale Macrì: “sarebbe assurdo parlare di una mostra così senza alcune riflessioni. Noi oggi viviamo una crisi economica e ci chiediamo: quando finisce? Perché pensiamo che ogni crisi debba finire. C’è un aspetto positivo e negativo nella parola ‘consumismo’, così come la usava Warhol. Ma l’economia si basa sul consumismo e questo Andy Warhol lo aveva capito: è il fondatore del pensiero americano. Tanto che quando gli è stato domandato qual è l’attività più bella dei suoi connazionali, Warhol ha risposto: lo shopping, perché è molto più americano consumare che pensare. Dunque anche l’arte non è necessario che sfidi il tempo e lo oltrepassi. Quando venne a Firenze e gli chiesero la cosa più bella che avesse visto, disse: il McDonald’s. Una risposta ‘americana’. Ma mica perché disprezzasse gli Uffizi: oltre questa provocazione, fu capace di chiudere la sua parabola confrontandosi con i grandi maestri del Rinascimento toscano”.

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Andy Warhol – forever propone un percorso espressivo invitante, a metà strada tra l’aspetto creativo e quello biografico, per considerare il fenomeno Warhol sì nella sua complessità ma anche e soprattutto per la sua contaminazione. Tramite alcune delle immagini più note dell’artista americano, dal 1957 al 1987, senza evitare esempi di testimonianza espressiva tra grafica e marketing, è quindi possibile saper riconoscere egli stesso in un ritratto, in un paio di scarpe, come in un abito o in una serie di ricette alimentari o di banconote. Non manca inoltre la tipica esperienza di momenti tra i più salienti della vita di Warhol, resi in pellicole fotografiche capaci di rubare e restituire il celebre artista, ormai all’ombra della propria fama.

La mostra consta di una raccolta di oltre 100 opere a cura di Collezione Rosini Gutmam -precedentemente visitata in Forlì, Montecarlo, Lugano, Rimini, Andorra, Barcellona, Spoleto, Cervia, Rapallo, Trieste, Cordoba, Palma de Maiorca, Bologna, Pescara, Taipei, Kaohsiung, San Marino, Perugia, Viterbo, Città di Castello e altri prestigiosi luoghi – con i soggetti più rappresentativi degli anni Sessanta e Settanta, tra cui i Mao, le Marylin, i Mick Jagger, le Liza Minnelli. E ancora gli Space Fruits, le Campbell’s Soup, la Sedia Elettrica, i Flowes, i Ladies and Gentlemen e le Cover discografiche più famose.

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Il direttore delle attività espositive del Comune di Arezzo, Fabio Migliorati: “se nella prima metà del Novecento si pensa a Picasso, nella seconda si deve pensare a Warhol. Il concetto di futuro, ad esempio, che lui ha elaborato, è quanto di più prezioso per l’arte stessa. Opure i criteri di serialità e ripetizione, che prima non esistevano. L’arte diventa lavoro, gioco, produzione, marketing, Warhol stesso diventa marketing. Icona, una paraola che prima era ristretta alla semiotica, diventa con lui di uso comune”.

Gianfranco Rosini: “Warhol sdogana l’arte fuori dai musei e la fa vedere, toccare, ‘consumare’ alla società. L’arte non solo concepita come storia ma come vissuto. Noi, dentro Warhol, noi dentro l’arte. Spero che la mostra sia un successo per la città”.

Romano Boriosi: “Warhol in Toscana, potremmo chiederci il perché? La risposta in fondo è che la civiltà va avanti”.

Orari 9,30-13 / 15-19. Chiusura settimanale il lunedì. Catalogo in sede, una pubblicazione Grafiche Badiali a cura di Editebro, con testi di Fabio Migliorati, Romano Boriosi, Gianfranco Rosini.

fonte: arezzonotizie