Expo, tutto sul Padiglione del vino

Il cuore del Padiglione del Vino è bianco e beige, percorso da schermi e teche che non sporgono dalle pareti. Al primo piano, dedicato alle degustazioni, l’effetto fiera è stato evitato: non c’è la carica dei bevitori fastidiosi dei grandi eventi.

Sembra di stare in una mostra nella mostra, con la particolarità che gli oggetti (le bottiglie) custoditi nelle vetrine come fossero capolavori, possono essere trasformati o rimpiazzati dai visitatori, a forza di degustazioni. 

Come molti Padiglioni anche quello del Vino, voluto dal ministero dell’Agricoltura, organizzato da VeronaFiere (con Giovanni Mantovani) e allestito dall’architetto Italo Rota, non è completo. La terrazza al secondo piano, riservata agli eventi, aprirà il 23 maggio. Il percorso didattico al piano terra è invece ultimato: l’idea è di unire modernità, reperti antichi e citazioni classiche. Funziona. E’ divertente la distorsione ottica che Rota ha pensato sul Bacco di Caravaggio, con qualche fumetto animato. C’è il simbolo pop dell’amore, la statua di Giulietta portata da Verona, che ha subito attratto post it da innamorati. Che c’entra? “Wine is love”, è la spiegazione. Frasi di questo tipo sono il filo conduttore nelle sale: “Wine in design”, “Wine in culture”… Grandi nasi restituiscono i profumi dei vini, dalla pesca alla pietra focaia, anche i bambini con i genitori si avvicinano per giocare, ma al momento della nostra visita l’installazione non funzionava.

Al primo piano, presidiato da una dozzina di sommelier della Fisar (il capo è il monzese Marcello Milo), si accede acquistando una tessera da 10 euro che dà diritto a un bicchiere e tre degustazioni. L’elenco dei vini, 1.300, lo si trova nella app Vino Vinitaly club, che consente anche di acquistare bottiglie e farsele spedire a casa.

Ogni box ha un tavolo tecnologico con uuno schermo, non ci sono sedie, si assaggia e si prosegue in un clima che scoraggia l’euforia.  Turisti orientali bevono e diligentemente annotano le impressioni, accanto a gruppi di studenti incredibilmente privi di voglie goliardiche.

Gli spazi sono divisi per Regioni, zone vinicole o associazioni. Nell’ordine: Veneto, Molise. Oltrepò Pavese,  Friuli Venezia Giulia,  Trentino, Puglia, Emilia Romagna,  Marche, IWRT (Italian Wine Reasearch del presidente degli enologi Riccardo Cotarella), Lazio, le Famiglie dell’Amarone d’arte, Umbria, l’Istituto Grandi marchi e il Comitato grandi Cru, Piemonte, Toscana, Sicilia e Abruzzo. Poi ci sono le Biblioteche del vino, selezione di bottiglie di  Vinitaly wine club, uno spazio solo di esposizione dedicate alla grappa.

E i vignaioli? Per ora quasi invisibili, ma arriveranno con gli eventi fra due settimane. Per ora si sono fatte vedere due signore del vino, Marilisa Allegrini, presidente delle Famiglie dell’Amarone d’arte, e Josè Rallo, di Donnafugata.