Vino Santo Trentino, dalla valle dei Laghi il passito dei passiti che esalta la Nosiola

Si chiama Vino Santo, ma a nessuno venga in mente di confonderlo con il Vin Santo toscano. Parliamo infatti di un vero e proprio gioiello del Trentino, che si fregia della dicitura Presidio Slow Food ed è soprannominato ‘il passito dei passiti’ perché vanta l’appassimento naturale più lungo.

Madre di questo delizioso nettare sono le uve Nosiola, un vitigno autoctono che rappresenta l’1,5 percento della produzione di uva trentina. Per incontrarlo bisogna fare un salto nella Valle dei Laghi, un’area tra il lago di Garda e Trento caratterizzata da piccoli laghi di origine glaciale e da un clima mite. Il Vino Santo si produce raccogliendo i grappoli spargoli (quelli con gli acini più maturi), il che avviene generalmente a ottobre; questi vengono poi stesi su graticci detti arèle. La ventilazione garantita dall’Ora del Garda, il caratteristico vento che soffia dal vicino lago omonimo, è il cammino che porta all’appassimento.

Già, ma perché Vino Santo? Semplice: il processo di appassimento si protrae fino alla Settimana Santa della primavera successiva; il rito della spremitura generalmente avviene a Pasqua. Di questo oro liquido del Trentino si hanno le prime notizie già a partire dal Cinquecento, quando si comincia a parlare di “vino bianco e dolce”. Lo dimostra un documento del 1508, che lo menziona fra i beni pagati ogni anno dal capitano di Castel Toblino al principe vescovo di Trento. Il Vino Santo era molto apprezzato anche in epoca asburgica, ma la fine della Grande Guerra (e dell’Austria), ne provoca la decadenza, che dura più o meno fino alla seconda metà del secolo scorso.

Oggi lo si può gustare anche grazie ad alcuni tour alla scoperta delle cantine che si snodano tra i laghi di Toblino, Santa Massenza e i coltivi del Nosiola in Valle dei Laghi. E proprio quelle di Santa Massenza sono tra le più rinomate. Stando alla tradizione, la produzione del vino risalirebbe addirittura al tardo Rinascimento. A rinfrescare la memoria dei locali ci pensano anche alcune feste enogastronomiche: per esempio quella che ogni anno, ad aprile, celebra il suo vitigno prediletto nella straordinaria cornice della Valle dei Laghi. Ribattezzata ‘DiVinNosiola’, la kermesse propone dieci giorni di appuntamenti che inglobano cultura e sapori.

Per i fanatici del vino, però, è d’obbligo anche un “assaggio” di storia alla Casa Caveau Vino Santo di Padergnone, nata da un progetto di riqualificazione dei locali che ospitavano il vecchio appassitoio. Merito soprattutto della tenacia dell’associazione dei Vignaioli del Vino Santo Trentino, molti dei quali si sono poi consorziati nella produzione del Reboro, figlio del Rebo, un vitigno creato negli anni Cinquanta dal ricercatore Rebo Rigotti incrociando il fiore del Teroldego con quello del Merlot. Alla Casa Caveau Vino Santo il racconto del vino è un percorso tridimensionale che raccoglie storie, sapori e profumi. Ed è pure la tappa finale della passeggiata culturale che parte dal Parco del Lago di Santa Massenza e prevede 7 stazioni didattiche, le cui linee moderne rimandano alle antiche arèle, accompagnate da alcuni pannelli descrittivi che permettono di ricostruire la storia del Vino Santo. Il tutto si conclude nella Casa Caveau con una serie di pannelli didattici, una linea del tempo e un filmato che offre al visitatore i frutti di una tradizione plurisecolare. In vino veritas. Non a caso.

 

Fonte: QNItinerari